L’esposizione “Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe“, che si è tenuta a Venezia l’anno scorso e inizio quest’anno, presentava diversi capolavori di questi due grandi maestri, ogni sala era come uno scrigno colmo di gemme da scoprire e assaporarle con calma.
Uno di questi capolavori esposti, di grandi dimensioni, era senza dubbio “La flagellazione di Cristo” di Peter Paul Rubens (1577-1640), un olio su tela realizzato nell’anno 1617 circa, proveniente dalla Chiesa di San Paolo che si trova nella città di Anversa.
Facente parte di un ciclo denominato “I quindici misteri del rosario“, ciclo commissionato tra il 1615 e il 1620 a diversi artisti dell’epoca per offrire alla popolazione analfabeta del XVI secolo gli strumenti adeguati per contemplare i momenti cruciali delle vite di Gesù e Maria, l’opera di Rubens rappresenta il Secondo Mistero Doloroso.
Di seguito sono elencati i quindici misteri del rosario, quelli da recitare obbligatoriamente, e i cinque facoltativi da recitare in luogo ai misteri gaudiosi.
Misteri gaudiosi (o della gioia)
- L’annunciazione dell’angelo a Maria Vergine
- La visita a Elisabetta e la preghiera del
- La nascita di Gesù
- La presentazione di Gesù al Tempio
- Gesù ragazzo ritrovato al Tempio
Misteri dolorosi (o del dolore)
- L’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi
- La flagellazione di Gesù alla colonna
- L’incoronazione di spine
- Gesù è caricato della Croce
- La crocifissione e la morte di Gesù
Misteri gloriosi (o della gloria)
- La risurrezione di Gesù
- L’ascensione di Gesù al Cielo
- La discesa dello Spirito Santo nel Cenacolo
- L’assunzione di Maria Vergine al Cielo
- L’incoronazione di Maria Vergine
Misteri luminosi (o della luce – facoltativi)
- Il battesimo di Gesù nel fiume Giordano
- Le nozze di Cana
- L’annuncio del Regno di Dio e l’invito alla conversione
- La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor
- L’istituzione dell’Eucaristia
Il dipinto non lascia spazio all’ambientazione, è tutto imperniato sulla figura del Cristo e dei suoi carnefici: la tela viene riempita fino ai bordi dai corpi, il flagellatore alla nostra sinistra ha il gomito e i piedi proprio al bordo del quadro, lo scopo doveva essere quello di porre l’accento sulla corporeità, quasi un espediente della moderna cinematografia per mettere in risalto il dramma che si stava consumando.
L’uso drammatico della luce, contrasti di colore decisi e il porre di spalle il Cristo, posa inusuale come è decisamente fuori dal comune trovare una espressività così marcata nei volti dei carnefici, creano una composizione di forte impatto emotivo.
Il culto del rosario per l’ordine dei Domenicani, fondatori della Chiesa di San Paolo di Anversa, era ed è ancor’oggi fondamentale in quanto lo ritengono una via di santificazione personale, per questo motivo si sono sempre impegnati nella sua diffusione.
Notevole importanza la venerazione del rosario si ebbe in occasione della sconfitta dei Turchi, avvenuta nel 1571, ad opera della flotta cattolica comandata da don Giovanni d’Austria (1547-1578), che portò diversi artisti dell’ambito romano cattolico a creare opere su questo tema, sollecitati dalle varie commissioni che ricevevano.
Anche Caravaggio (1571-1610) dipinse intorno al 1605 la “Madonna del Rosario“, è ancora dibattito su chi fosse il committente e sopratutto la destinazione, come anche sui passaggi di mano che ha subito prima di essere acquistata – su suggerimento dello stesso Rubens – da un gruppo di artisti di Anversa e successivamente donata alla Chiesa di San Paolo per essere inclusa nel ciclo de “I quindici misteri del rosario” (attualmente si trova a Vienna nel Kunsthistorisches Museum, da quando nel 1781 l’imperatore d’Austria Giuseppe II d’Asburgo la fece trasferire).
Marco Mattiuzzi – 12/08/2020