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Osservare una crocifissione, tema tra i più rappresentati nell’arte sacra, è sempre un momento di riflessione, che si sia religiosi oppure no difficilmente si resta indifferenti a quello che i nostri occhi vedono.

Quest’opera di Peter Paul Rubens (1577-1640), che ho fotografato durante una mia visita alla mostra “DA TIZIANO A RUBENS. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe“, presentata a Venezia presso il Palazzo Ducale nel 2019, proveniente dal Museum Snijders & Rockox House di Anversa, coglie il Cristo ancora in vita evidenziandone gli spasmi di dolore.

Con gli occhi ancora aperti, la bocca socchiusa come se ne uscisse un lamento, il respiro che gli solleva la cassa toracica, le mani e i piedi che paiono contrarsi per cercare di liberarsi dai chiodi, Rubens evidenzia il dramma fisico al quale viene sottoposto il Cristo, il tutto realizzato con tratti rapidi e senza dilungarsi in particolari.

Inginocchiata nell’atto di baciargli i piedi, gesto di profonda sottomissione oltre che a dimostrazione di deferenza, troviamo Maria Maddalena mentre con notevole dolcezza abbraccia la croce; a sinistra guardando il dipinto è stata posta Maria con accanto il giovane San Giovanni, il “discepolo prediletto da Gesù” o, come viene tradotto oggi, il “discepolo che Gesù amava“, l’unico rimasto accanto a Maria durante la crocifissione a differenza degli altri apostoli che si erano dileguati.

Dall’altro lato vi è un gruppo di soldati, ognuno con espressione diversa dipinta sul volto, e uno splendido cavallo bianco che potrebbe rappresentare l’istinto domato, l’immagine della bellezza compiuta attraverso il dominio dello spirito sui sensi.

Quest’opera è “solo” un bozzetto, realizzato da Rubens nel 1628 nello stile dei pittori veneziani di quel tempo, in preparazione all’esecuzione della pala d’altare della Confraternita della Sacra Croce della Chiesa di San Michele a Gent, opera che tuttavia fu poi commissionata al suo allievo Antony van Dyck.

Marco Mattiuzzi 04/09/2020

Gruppo Facebook “Pillole d’Arte”

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