Appena varcata la soglia della fiorentina Basilica di San Lorenzo, luogo di sepoltura dei Medici fino alla estinzione della famiglia, e come di consueto posizionatomi prontamente al centro della navata principale, ho avvertito immediatamente la sensazione di trovarmi in un ambiente perfetto nelle proporzioni, nei pieni e nei vuoti, nelle luci e ombre, intendendo il termine di perfetto secondo la concezione di Aristotele, cioè di completo, dove non c’è niente da aggiungere o da sottrarre.
A croce latina a tre navate, con cappelle che si aprono lateralmente lungo tutto il piedicroce e ai lati del transetto, con la grande cupola posta all’incrocio dei bracci, Brunelleschi (1377-1446) introduce nella progettazione degli spazi, sia verticali sia orizzontali, un modulo che corrisponde alla dimensione di una campata quadrata di 11 braccia fiorentine di base (1 braccio = 0,5836 metri), così da formare una serie perfetta di cubi regolari sormontati da una semisfera come volta.
Non era tuttavia la prima volta che Brunelleschi progettava usando questo modulo, infatti lo troviamo applicato sempre a Firenze anche nel porticato dello Spedale degli Innocenti, un brefotrofio il cui nome prende spunto dall’episodio biblico della Strage degli Innocenti, anche se in questo caso la misura è di 10 braccia fiorentine anziché 11.
Purtroppo le Cappelle laterali non sono proporzionate al modulo brunellesco, probabilmente non fu rispettato il progetto originario dopo la morte di Brunelleschi avvenuta nel 1446, tuttavia non rompono più di tanto l’armonia delle navate.
Anche nella parte del transetto si nota che manca quella perfezione che si riscontra nel piedicroce (la parte prima del transetto, detta anche Aula), forse a causa delle preesistenti fondamenta a cui Brunelleschi si dovette adattare forzatamente.
L’effetto visivo, oltre che di perfezione come sopra descritto, è notevole anche per il contrasto delle delicate tinte che vanno dal grigio della pietra al chiaro dell’intonaco, il tutto illuminato dalla luce che entra dalle numerose finestre facendone una chiesa tra le più luminose.
Interessante soffermarsi sui terminali delle colonne, che sono formati da un capitello corinzio sormontato da un pulvino cubico con fregio denominato dado brunelleschiano, fregio che raffigura la graticola di San Lorenzo, che purtroppo non ho potuto fotografare direttamente in quanto avevo a disposizione solo la fotocamera del mio cellulare e la funzione zoom realizza immagini di qualità scadente.
Naturalmente oltre l’interno della Basilica ho visitato i sotterranei dove tra le altre tombe troviamo il Sepolcro di Cosimo di Giovanni de’ Medici (1389-1464) detto il Vecchio o anche Pater Patriae, realizzato da Andrea del Verrocchio (1435-1488), e la tomba del sommo Donatello (1386-1466), per poi dirigermi verso quello straordinario scrigno che sono le Cappelle Medicee.