Vi sono opere che oltre al valore artistico hanno un peso sia politico sia sociale, opere che possono innescare un cambiamento che si potrebbe definire epocale.
La zattera della Medusa di Théodore Géricault (1791-1824), pittore francese esponente dell’arte romantica, è una di queste opere.
Il dipinto “La zattera della Medusa” è un esempio di questo approccio, si potrebbe definire tra il documentaristico e il giornalistico, un qualcosa che sarebbe attuale anche oggi.
Tutto ha inizio con il naufragio della fregata francese “Medusa”, inviata nel 1816 – con il supporto di altre navi ma che, rimaste indietro, raggiunsero i naufraghi a disastro avvenuto – verso le coste del Senegal.
La sventura nella quale si imbatté questa fregata, tra l’altro pare che il suo comandante Hugues Duroy de Chaumareys fosse alquanto incapace, fu causata dall’incagliamento su un fondale sabbioso.
Sulle scialuppe di salvataggio trovarono posto circa 250 persone, mentre le altre 150 rimaste a bordo costruirono una zattera a dir poco enorme, che proprio per le sue dimensioni e il suo peso presto si infranse e alla fine solamente una quindicina di marinai su 150 si salvarono, tratti in salvo dalle navi di scorta che nel frattempo erano sopraggiunte.
Questo naufragio colpì l’opinione pubblica, sia per l’alto numero dei deceduti sia per l’incompetenza del comandante e l’approssimazione della spedizione. Ma come accade sovente a molte tragedie, queste vengono presto dimenticate…
Ritornando alla grande tela, circa 5 per 1,80 metri, Théodore Géricault da scrupoloso com’era prima di iniziare a dipingerla andò ad intervistare i sopravvissuti, quindi visto che non poteva fare altrettanto coi morti… andò ad analizzare l’anatomia dei cadaveri nell’obitorio dell’ospedale Beaujon di Parigi, disegnando innumerevoli bozzetti e studi preparatori.
Naturalmente una indagine non poteva escludere un sopralluogo sul posto del disastro, così Théodore Géricault si imbarcò per il Senegal per ripercorrere la stessa rotta, in modo da studiare di persona il tumulto delle onde di quei mari e la loro forza distruttiva.
Questo artista, morto a 33 anni, aveva la passione di ritrarre la realtà, particolarmente quella legata a fatti drammatici. Prima di intraprendere un lavoro, si documentava profondamente sul fatto, studiando i minimi particolari quasi fosse una indagine forense.
Non contento di tutto questo, con l’aiuto del falegname che fabbricò la fregata Medusa, si costruì un modellino della nave ricca di dettagli.
L’opera monumentale, di grande impatto visivo, che ne uscì ebbe un eco non solo in ambito artistico: si era in epoca neoclassica e il dipinto di Théodore Géricault fu giudicato al di fuori di questi schemi e commentato da alcuni accademici negativamente, ma l’effetto sociale/politico di tale opera superò di gran lunga le aspettative, facendone diventare “un caso”.
Probabilmente questo dipinto segna lo spartiacque di due epoche, aprendo ai pittori orizzonti nuovi che racchiuderanno anche risvolti politici. Ad esempio, della stessa forza emotiva, si può ricordare l’opera “3 maggio 1808” (la fucilazione) di Francisco Goya.
Per chi desidera ammirare “La zattera della Medusa” si deve recare al Louvre, dove risiede dalla morte dell’Autore.
Le immagini di corredo a questa scheda sono la riproduzione di come doveva essere la zattera, uno studio di figura dove Théodore Géricault si dice abbia utilizzato come modello Louis-Alexis Jamar, assistente del pittore, e per concludere un disegno di due teste ghigliottinate probabilmente realizzate durante le sue visite all’obitorio.
Marco Mattiuzzi – 13/02/2019