Il grande dipinto (circa 210×145 cm.) realizzato nel 1881 dal pittore Gioacchino Pagliei (1852-1896), con soggetto due Naiadi adagiate all’interno di una conchiglia nei pressi di una pozza d’acqua, doveva aver avuto notevole successo quando fu presentato appena terminato a Milano durante l’Esposizione Nazionale di Belle Arti tenuta a Palazzo del Collegio Elvetico, tanto che indusse l’autore a dipingerne un altro l’anno successivo pressoché identico ma di dimensioni più ridotte (162×110 cm.)
Le Naiadi, ninfe che presiedono a tutte le acque dolci della terra, non immortali ma dotate di una vita longeva, possedevano anche facoltà guaritrici e profetiche ed erano responsabili della fertilità e della crescita in genere, per questo molto venerate dai contadini, i quali le onoravano con offerte di fiori, frutta e latte.
Lunghi capelli cadenti scomposti sulla schiena come fossero onde, con in mano gusci o corni da cui sgorga acqua, caratterizzate da una fresca giovinezza quale simbologia della purezza delle sorgive, le Naiadi appaiono vestite nelle prime loro rappresentazioni ma successivamente nude dalla vita in su, a differenza della loro controparte, le Nereidi che erano le ninfe del mare e che venivano solitamente rappresentate nude o seminude.
Ritornando ai due dipinti di Gioacchino Pagliei, più avvezzo a dipingere scene religiose e di genere, si potrebbe azzardare l’ipotesi che il suo intento non fosse proprio quello di creare una rappresentazione puramente mitologica, ma piuttosto un pretesto per uno studio di nudo femminile alquanto affascinante com’era in uso tra gli artisti del XIX secolo, come ad esempio gli inglesi Sir Lawrence Alma-Tadema e Sir Frederick Leighton o il francese William-Adolphe Bouguereau, che si rifacevano ad ambientazioni classiche i cui miti tuttavia erano posti in secondo piano rispetto alle seducenti nudità delle giovani fanciulle.
Da notare che il titolo Naiadi, con il quale venne presentata la prima opera nel 1881 all’Esposizione Nazionale di Belle Arti, non è propriamente corretto per il fatto che le figure risultano completamente nude e vi è la presenza di conchiglie e gabbiani che solitamente si trovano presso le coste marittime, elementi questi che suggeriscono che si tratti di Nereidi, le ninfe del mare, e non di Naiadi.
Personalmente trovo curioso, e allo stesso tempo interessante, che l’autore abbia eseguito una seconda versione – pratica non certo inusuale di per sé fin da tempi ben più lontani – variando le misure ma mantenendo fedelmente sia le proporzioni sia il modellato, una copia fedele delle due figure e rocce anche nelle varie ombreggiature, si differenziano solo per alcuni particolari di contorno oltre che per la tavolozza dei colori: ho provato a sovrapporre le due immagini usando Photoshop e il risultato è stato sorprendente, tutto collima alla perfezione!
Che si sia avvalso dell’uso della nascente tecnica fotografica? riguardo le fanciulle è probabile che già nella prima versione possa aver fatto uso di una fotografia, iniziava in quel tempo la pratica di utilizzare non tanto modelli dal vivo – che avevano un certo costo – ma riproduzioni fotografiche, in particolare per quello che riguardava il nudo.
Esisteva un buon mercato di vendita di queste fotografie, realizzate ad uso dei pittori ma anche neppure troppo velatamente con altri scopi, ad inizio 1900 viene pubblicata a Parigi da Émile Bayard (1837-1891) – e ha subito successo – la rivista “Le Nu esthétique. L’Homme, la Femme, L’Enfant. Album de documents artistiques inédits d’après Nature.” dedicata al pittore William-Adolphe Bouguereau (1825-1905) con prefazione di Jean-Léon Gérôme (1824-1904), pittore e scultore francese classicista che si contrapponeva agli impressionisti.
Altrettanto curioso è il fatto che questa rivista sia stata dedicata a William-Adolphe Bouguereau che per tutta la sua vita affermò di utilizzare solo modelli dal vivo e mai fotografie, cosa che personalmente dubito fortemente, visti i suoi dipinti, in particolare quelli con bambini i quali ben difficilmente potevano stare fermi a posare a lungo e nelle composizioni di più soggetti dove appare improponibile mantenere lo sforzo della posa.
A parte l’analisi dei due dipinti simili di Gioacchino Pagliei e a tutto quanto si può disquisire su di essi, la loro piacevolezza estetica è notevole…
Marco Mattiuzzi – 18/11/2019