Il grande scultore Antonio Canova (1757-1822) definì come “La raccolta privata più bella del mondo” la vasta collezione d’arte del cardinale Scipione Borghese (1577-1633), nota oggi come Galleria Borghese e ospitata nella omonima villa a Roma.
Tra le straordinarie opere di questa collezione apparteneva un’antica scultura, rinvenuta nei primi anni del XVII secolo nei pressi delle terme di Diocleziano, all’interno del parco di Santa Maria della Vittoria, per la quale il cardinale Scipione Borghese divenutone il proprietario allestì nella sua villa una sala appositamente dedicata.
Si tratta dell’Ermafrodito dormiente, copia romana databile a circa il 155 a.C., il cui originale in bronzo era di epoca ellenistica (II secolo a.C.), probabilmente realizzato da Policle, a volte chiamato “il Giovane” per distinguerlo da un altro artista omonimo del IV secolo a.C.
Nel 1620 Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) realizza su commissione del cardinale, ricevendone un compenso di 60 scudi, un materasso in marmo di Carrara allo scopo di adagiarne la statua, materasso la cui resa è così realistica da essere un capolavoro a sé stante.
La scultura fu in seguito venduta nel 1807 a Napoleone Bonaparte, assieme a molti altri pezzi della stessa collezione, dal principe Camillo Filippo Ludovico Borghese che aveva sposato Paolina Bonaparte, e pertanto venne trasferita al Louvre dove attualmente si trova ancora.
Non esiste solo la copia proveniente dalla collezione del cardinale Scipione Borghese, vi fu una notevole proliferazione di questo soggetto che suggerisce la grande popolarità del tema, richiesto ripetutamente da vari committenti durante i secoli.
Infatti possiamo trovare una copia di età romana conservata alla Galleria Borghese, un’altra in marmo conservata presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, una nella Galleria degli Uffizi a Firenze, un’altra nei Musei Vaticani e anche una versione all’Ermitage di San Pietroburgo.
La fotografia seguente è della copia presente nella Galleria degli Uffizi di Firenze che ho visitato recentemente: non potevo non fotografarla!