Il ristretto campo visivo del branco
L'arte è uno strumento potente che può essere utilizzato per esprimere opinioni e concetti sociali. Marco Mattiuzzi lo dimostra con la sua serie "Teste Cubiche".
In questa serie, l'artista utilizza la digital art per rappresentare dei soggetti, ma con un particolare inaspettato: al posto della testa, essi hanno una scatola che impedisce loro di vedere oltre il ristretto campo visivo della scatola stessa. Il titolo stesso della serie, "Teste Cubiche", fa riferimento a questa caratteristica.
La scelta di rappresentare i soggetti in questo modo deriva dalla riflessione dell'artista sugli "influencer", personaggi che dicono di successo e che diverse persone, particolarmente i giovani, prendono come punto di riferimento. Mattiuzzi ritiene che gli "influencer" siano sostanzialmente simili agli "imbonitori" del passato.
Gli "influencer" propongono stili di comportamento e oggetti di lusso che spesso i loro follower non avrebbero mai sentito la necessità di possedere, innescando il desiderio di possesso non tanto degli oggetti in sé, ma di quello che questi possono rappresentare. Essere simili all'"influencer" di turno significa appartenere a un gruppo che conduce a pensare di appartenere ad un branco, anziché pensare con la propria testa.
L'uso degli oggetti nella rappresentazione dei soggetti in "Teste Cubiche" vuole rappresentare questa tendenza all'omologazione e all'adesione acritica ad un gruppo che è tipica dei seguaci degli "influencer". La scatola che impedisce loro di vedere oltre il ristretto campo visivo simboleggia l'impossibilità di guardare al mondo con occhi critici e distaccati.
Attraverso la sua arte, Mattiuzzi ci invita a riflettere sulla necessità di pensare con la propria testa, di valutare le opinioni altrui e di non cadere nell'omologazione acritica. In un mondo in cui gli "influencer" dettano spesso le tendenze e il pensiero comune, l'arte può essere uno strumento per contrastare questa tendenza e per promuovere l'individualità e la critica.